Vorrei rivendicare il diritto all’incertezza, l’importanza di farsi delle domande, il valore imprescindibile del dubbio e il ruolo che ogni questione posta in modo del tutto civile sia non solo rispettabile ma elemento essenziale del progresso dell’essere umano nella sua storia evolutiva.
Non sono un filosofo o uno studioso di scienze sociali, imparo dai libri ogni minuto in cui mi è possibile, il resto deriva da una intensa esperienza di lavoro a contatto con il mondo e con gli altri, di estrazione eterogenea, di provenienza globale, in lingue diverse, di diversa religione, opinione, professione e origine.
Ho l’impressione che il nostro mondo, che intendo in questo caso come circuito dei paesi intesi come “sviluppati”, stia viaggiando verso una direzione in cui la risposta, la reazione, l’azione, la conseguenza, l’effetto siano diventati molto più importanti della domanda, della causa, delle scelte dei singoli o della collettività.
Le notizie durano meno di cinque minuti, come se fossero fatti che avvengono a compartimenti stagni e non il risultato di azioni e scelte precedenti. Il fatto ha una sua storia, se non si approfondisce e non si conoscono gli elementi che lo hanno generato rimane semplicemente un titolo di giornale, utile per vendere qualche copia o attirare un clic in più su una pagina web, ma privo di qualsiasi sostanza.
Ecco che dopo più di vent’anni gli Usa (e non l’America, che comprendere anche i paesi che vanno dal Messico all’Argentina) decidono di ritirarsi dall’Afghanistan e nessuno si prende la responsabilità per il totale fallimento delle politiche estere occidentali che dal 2001 (Attentato alle torri gemelle) hanno precipitato il mondo, in questo caso inteso come circuito dei paesi “sottosviluppati o in via di sviluppo” in una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi due secoli.
Lo uso come esempio per dire che i media si soffermano a titolare sul fatto in sè che sarebbe il ritiro delle truppe, e la conseguente presa del potere da parte dei Talebani (ma lo avevano mai veramente perso?). Ma il vero titolo dovrebbe essere qualcosa che mette in discussione l’intero modello di esportazione democratica dell’occidente, mettendo in luce il fatto che il baricentro globale si sta spostando, e la nostra sfera d’influenza è sempre meno estesa e tollerata dal resto del mondo.
Ancora una volta abbiamo puntato alla risposta senza partire dalla domanda, perchè ammettere i propri limiti e le proprie responsabilità è difficile per tutti. Seguiamo campagne militari e azioni diplomatiche decise da altri per appartenenza o convenienza nel peggiore dei casi. Sulla base di queste scelte facciamo investimenti e mettiamo in conto che ci saranno delle vittime. La prima domanda che mi viene in mente è chiedermi se tutto questo sia normale come processo logico.
Quali sono i bisogni essenziali dell’essere umano ? Respirare, Bere, Mangiare, Vivere e Convivere possibilmente nel rispetto reciproco, contribuire dignitosamente al benessere sociale, Amare, in alcuni casi procreare e generare nuova linfa vitale (secondo la mia modesta e ineducata opinione).
Le scelte che facciamo come individui o come collettività dovrebbero almeno soddisfare questi bisogni prima di ogni altra cosa, e sarebbe dovere di tutti riflettere e fare un passo indietro quando almeno uno di questi bisogni viene calpestato (o scarsamente considerato).
Tutto questo significa andare in profondità, perchè la complessità delle cose che succedono attorno a noi aumenta ogni giorno di più, man mano che i fattori che possono intervenire su un fatto crescono in modo esponenziale, e nello stesso tempo, cresce il numero dei canali in grado di raccogliere, elaborare e raccontare quella verità nelle sue mille sfaccettature.
Il rischio che corriamo è quello di vivere sulla superficie. Una lastra di titoli e notizie che diventa sempre più spessa fino a diventare così verosimilmente reale da indurci a credere che quello sia il mondo in cui viviamo. Ed è sulla base di quello che prendiamo decisioni che riguardano milioni di persone allo stesso modo di come elaboriamo un contenuto su Twitter.
Guardate i titoli sulle presunte manifestazioni dei no-vax in tutta Italia. Un clima di tensione che è stato ispirato da inchieste su social come Telegram. Militari pronti a intervenire, stazioni bloccate, uomini armati, allertate tutte le procure…poi sappiamo come è andata a finire.
Questo succede perchè confondiamo (e lo faccio anch’io) la realtà con la sua rappresentazione, in cui noi possiamo giocare a dire la nostra, convinti che ci sia un mondo là fuori ad ascoltarci. Come se scrivendo questo blog avessi l’illusione di parlare con il mondo intero, mentre in realtà è solo una forma di riflessione che condivido con le persone che hanno piacere di confrontarsi su quello che mi interessa particolarmente.
Per questa ragione diventa obbligatorio e legittimo farsi delle domande. Rispettando il dubbio, miglioreremo la qualità delle risposte. Un impegno inversamente proporzionale al nostro livello di responsabilità quotidiana, dal momento in cui scegliamo cosa comprare fino a chi ha in mano le sorti di una intera società.