Impensabile chiudere ? Se è pensabile o meno lo dicono i dati.
Così il presidente del consiglio Mario Draghi ha “bacchettato” Matteo Salvini che dall’interno del governo aveva criticato l’idea di ulteriori chiusure dopo Pasqua.
Una risposta che dovrebbe fare preoccupare tutti quelli che ancora oggi credono nella democrazia e nel pensiero libero occidentale. Uno scenario che Günther Anders non avrebbe faticato a definire allarmante, in cui la tecnica prende il sopravvento sull’umanità, determinando scelte e politiche che non hanno più lo scopo di migliorare la vita delle persone, ma di conformarla a uno standard misurabile, tracciabile e, per usare una parola tanto cara al mondo digitale, “performante”.
Ma i dati sono un’arma a doppio taglio, ogni numero nasconde in sè un lato oscuro e a seconda del livello di interpretazione non portano necessariamente sempre allo stesso risultato.
Prendiamo ad esempio questo grafico che illustra l’andamento dei casi quotidiani di decessi per/con Covid19 (e già dovremmo discuterne per ore)
Una prima occhiata potrebbe farci notare che l’andamento generale dei decessi è tutto sommato simile nonostante il contesto generale. Se escludiamo la stagione Estiva 2020, andando ad analizzare in maniera più approfondita in effetti il trend medio non subisce mai dei cambiamenti drastici, non segue necessariamente il contagio nè è strettamente legato alle misure di restrizione.
È evidente che il numero dei decessi giorno per giorno ci tocca nel vivo perchè da il ritmo drammatico di questa pandemia. Sarebbe però auspicabile che questo dato non fosse solo utilizzato dai media e dalla politica come numero “moralizzatore” per mettere a tacere qualunque proposta tesa a misure alternative alle restrizioni, ma piuttosto che diventasse un punto di riflessione su come stiamo gestendo la situazione da 12 mesi a questa parte.
Se quindi sono “i dati” a decidere, bisogna intendersi bene su come vogliamo utilizzarli. Perchè il numero di per sè non ha una coscienza, non ha neanche un’anima se vogliamo (so che su questo potrei scatenare una discussione tra persone ben più esperte di me), quindi se vogliamo fare la politica con i numeri allora dobbiamo ancora avere chiarimenti su come sono state determinate le chiusure delle scuole o di determinate attività, perchè non abbiamo ancora visto un analisi credibile che dimostri come un settore specifico incida sulla pandemia.
Prendiamo l’esempio dei ristoranti. Salvo eccezioni sono chiusi senza discontinuità da diversi mesi, in aggiunta vige in tutta Italia il coprifuoco alle 22. Non mi pare però che in questi mesi i dati del contagio siano crollati, anzi. Ed è chiaro a tutti che non possiamo imputare a qualche aperitivo i trend delle ultime settimane, perchè anche in questo caso i numeri non sarebbero in grado di giustificare le scelte intraprese dal Governo.
Se dopo un anno di pandemia non riusciamo a ridurre sensibilmente il numero di vittime da Covid due elementi mi sembrano inequivocabili:
- i protocolli sanitari probabilmente non rispondono adeguatamente alle dinamiche del virus (diagnostica, trattamento, tracciamento)
- il potenziamento delle strutture sanitarie sia a livello nazionale che locale non è stato adeguato alla situazione che un anno fa era “emergenziale” ma oggi ha margini di prevedibilità più ampi
Le valutazioni sui numeri potrebbero essere tante, ma sarebbe un elenco impietoso che metterebbe in luce una serie di fallimenti tali che e dovessimo giudicare e scegliere in base ai numeri dovremmo dire a Mario Draghi, alla nostra classe politica, all’Unione Europea che il fallimento è sotto gli occhi di tutti, sotto ogni aspetto.
Ecco perchè sia la politica che noi cittadini non possiamo permetterci di prendere decisioni basandoci solo sui dati, perchè ogni numero ha un contesto in cui deve esprimersi, e se rapportiamo i numeri con ogni contesto, i risultati finali cambiano notevolmente.
Bisogna riprendere in mano innanzitutto il concetto di Salute che l’Oms (World Health Organization) definisce come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”.
In base a questo concetto dobbiamo trovare un equilibrio adeguato tra tutti gli elementi che concorrono a farci raggiungere quello stato, e metterli in relazione al concetto di libertà personale dell’individuo tutelato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite che ha recentemente lanciato l’allerta per voce di Antonio Guterres in merito a “una pandemia di diritti umani”.
Se riconosciamo il valore di queste due organizzazioni internazionali, sarebbe stato auspicabile che qualche giornalista avesse incalzato il Presidente del Consiglio a spiegarci meglio la sua idea di governo della società e gestione dei dati, perchè ogni materia concorre a formare teoria e pratica in una società moderna, ma la politica ha il ruolo irrinunciabile di mediatore sociale.
Un governo deve farsi carico di agire secondo le necessità senza mai dimenticare che la società non è una formula matematica, ma un insieme di equilibri sulla base dei quali si fonda la convivenza civile.